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Luglio 26, 2023

I leader alla prova dell’IA: la rivoluzione sarà soprattutto umana

Se sembra sventato il rischio di una sostituzione dell'uomo sul posto di lavoro, la vera sfida per i manager sarà quella di imparare a cooperare con le macchine.

Non è solo una rivoluzione tecnologica, per i top manager l'integrazione dei sistemi di intelligenza artificiale sarà soprattutto una rivoluzione umana. Secondo Gartner, società di consulenza multinazionale e tra le più importanti del settore tecnologico, entro il 2030 l’80% del lavoro di un manager cambierà. Con l'intelligenza artificiale e i big data, le modalità di apprendimento cambiano e le professioni dovranno sviluppare le capacità per sfruttare le nuove tecnologie.

Secondo un’analisi dell’Harvard Business Review, i “cambiamenti saranno radicali” e gli sviluppi tecnologici in arrivo rappresenteranno “un’opportunità senza precedenti”. I dipendenti del futuro dovranno imparare a lavorare con le macchine, conoscerle e al contempo coltivare soft skills, capacità di leadership e pensiero strategico. Nonostante gli allarmi - sono stati pubblicati diversi studi che mostrano come l’IA impatterà sul mercato del lavoro sostituendo i colletti bianchi, e alcune aziende stanno già licenziando i dipendenti per assumere i chatbot - il rischio maggiore per i top manager non è tanto che l’intelligenza artificiale li sostituisca. La vera concorrenza sarà tra chi saprà usare bene l’IA e chi invece si farà trovare impreparato di fronte alla nuova tecnologia.

L'economista Richard Baldwin, durante un panel al Summit sulla crescita del World Economic Forum del 2023, ha detto: "L'IA non ruberà il tuo lavoro. È qualcuno che usa l'intelligenza artificiale che prenderà il tuo lavoro." Indipendentemente dalla professione, “l'automazione e l'intelligenza artificiale irromperanno in ogni singolo ruolo e, pertanto, tutti dovranno imparare come affrontarli". E soprattutto sfruttarli al meglio. Tra le responsabilità di un top manager c’è la creazione di programmi solidi. Spesso le aziende usano modelli di pianificazione predefiniti, l’intelligenza artificiale potrebbe rompere l’approccio statico permettendo ai team di personalizzare sin dalla sua struttura un progetto. Grazie alla possibilità di analizzare set complessi di dati avremmo la possibilità di impostare sin dalle sue prime fasi il programma secondo le specifiche esigenze dei manager.

C’è un “ma”. L’intelligenza artificiale è performante, però, anche se venisse alimentata con tutti i dati necessari non avrà ogni informazione necessaria per sostituire un essere umano. Bisognerebbe per esempio individuare soluzioni specifiche da sottoporre poi ai manager esperti. Sarà quindi necessaria una sinergia uomo macchina. Per questo i manager, come spiegavamo in precedenza, dovranno sviluppare nuove qualità per poter interpretare correttamente i risultati. L’apporto umano nella lettura dei dati è fondamentale. Sarà dunque necessario imparare a comprendere e mettere a sistema le informazioni prodotte dai software.

Un’altra area fondamentale è inoltre la gestione dei rischi e anche in questo caso l’intelligenza artificiale può trasformarsi in un’alleata. In realtà i big data vengono già utilizzati per anticipare rischi che potrebbero non essere stati presi in considerazione, ma con l’IA le macchine diventeranno particolarmente brave a riconoscere in tempo gli aspetti critici. Ai manager basterà descrivere il contesto del progetto per far generare ai sistemi di intelligenza artificiale un elenco di rischi, con la possibilità, inoltre, di chiedere descrizioni e possibili soluzioni per evitarli o mitigarne l’effetto. La malleabilità dell’intelligenza artificiale permette di trasformare all’occorrenza i chatbot in assistenti virtuali pronti per rispondere a necessità di natura differente. Per esempio Oracle ha annunciato un nuovo assistente capace di dare aggiornamenti istantanei e di acquisire informazioni su un progetto. Non sarà strano tra qualche anno per i dipendenti lavorare al fianco di chatbot addestrati con l’IA.

L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando anche l’universo della leadership attraverso programmi di formazione e sviluppo. L'IA può dare infatti ai leader feedback sulle proprie prestazioni e comportamenti, aiutandoli a identificare le aree di miglioramento. I programmi basati sull'intelligenza artificiale possono supportare anche le aziende a identificare e valutare i migliori candidati per le posizioni di leadership. Il terreno decisionale però è sempre ambiguo, quindi per assumere o promuovere i dipendenti, oltre ai sistemi di intelligenza artificiale, sarà sempre necessaria anche una valutazione umana.

L’intelligenza artificiale diventa uno spunto per immaginare il manager di domani. Come sempre la tecnologia rimodella le professioni e può aiutare a stimolare e riformulare la creatività. Sarà necessario sfruttare il potenziale delle macchine e quindi riuscire a interagire con esse nel miglior modo possibile. D’altro canto, come dicevamo all’inizio, sarà necessaria anche una rivoluzione umana: le soft skill giocheranno un ruolo cruciale per interfacciarsi con l’intelligenza artificiale e saper, da un lato, sfruttare i suoi vantaggi e, dall’altro, arginare i suoi rischi. Con il giusto equilibrio l’IA diventerà uno strumento prezioso nelle mani e a disposizione dei manager e permetterà di migliorare l’ecosistema delle aziende adottanti.

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