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Aprile 26, 2022

Young Leaders: Aurora Chistè e la sua missione sostenibile

Il futuro che ci attende passa dalle nostre scelte quotidiane. Per fare in modo che il nostro domani sia net positive i profitti delle aziende devono legarsi all’impatto sociale e ambientale dei business.

Aurora Chistè ha 35 anni, è nata a Venezia e formatasi a Bologna, ha passato otto anni della propria vita in Silicon Valley e oggi si muove tra Washington, l’Italia e il Ghana portando avanti un sogno: quello in cui i business accolgano la necessità di essere sempre più “rigenerativi”, non votati soltanto al profitto immediato ma le cui scelte siano forward thinking, realizzate, cioè, pensando alle generazioni che verranno. Un risultato raggiungibile attraverso l’innovazione e la sinergia tra tecnologia, dati e nuovi modelli di business. Per un’economia che sia capace di essere sempre più green.

Una missione che l'ha portata, tra le altre cose, a essere Executive Advisor di Novamed, società d'investimenti attiva nel settore medico, a lavorare come community member per il World Economic Forum. Nel 2016 ha fondato Maakola, azienda fashion attiva tra Italia e Ghana che si pensa alla moda come azione rigenerativa e in grado di contribuire allo sviluppo di un mondo più giusto.

Aurora ha formato il proprio nucleo di conoscenze approfondendo le teorie della comunicazione nella culla bolognese cara a Umberto Eco. Si è poi appassionata agli scritti di George Lakoff, per cominciare in seguito un fitto carteggio con l’Università di Berkeley cercando la miglior applicazione pratica possibile allo studio forsennato degli anni giovanili. Quando la sola teoria ha cominciato a starle stretta è arrivato il tempo del viaggio, come in un romanzo di formazione: un volo per l’America, la freschezza d’approccio propria di un luogo in cui le start up fioriscono, lo scambio continuo di idee. Gli stimoli della Silicon Valley e la voglia di mettere in pratica la teoria come parte di un atto che fosse trasformativo per se stessa ma non solo. 

Secondo Aurora esiste un solo modo di fare business, cioè «creando un sistema che vada a costruire un futuro che sia net positive, dove i profitti delle aziende sono legati strettamente all’impatto dal punto di vista ambientale, sociale e culturale. Questa è un’opportunità per le aziende che vogliono raggiungere standard di qualità più alti, pianificando una crescita strategica. I criteri Environmental, Social, Governance (ESG’s) sono imprescindibili per rimanere rilevanti nel prossimo futuro. Questo perché, una società che promuove uno sviluppo sostenibile ed etico per l’ambiente e per le persone che ne fanno parte, favorisce la crescita e attrae al contempo nuovi investimenti». ESG’s, sostenibilità, nuove economie circolari, sono tutte tematiche che legano Aurora a centinaia di giovani leaders che, come lei, fanno parte del World Economic Forum, il cui obiettivo è rendere migliore il domani del Pianeta. La sostenibilità, la diversity, l’interazione costante tra tecnologia, dati e digital skills, sono argomenti che fanno parte del suo campo d’azione; un campo in cui immaginare nuove forme di leadership. Da Venezia a Bologna, passando per San Francisco e i mercati del Ghana: un giro del mondo alla ricerca di un futuro migliore per tutti.

Limportanza di essere sostenibili

Uno dei temi centrali del percorso di Aurora è legato alla sostenibilità. Negli anni ha sviluppato un profilo internazionale capace di raccontare e analizzare tematiche complesse, ma la cosa a cui tiene di più è che la parola sostenibilità non venga trattata come un termine privo di senso. «Oggi alcune aziende si trovano di fronte alla necessità di essere sostenibili, molte di loro mi chiedono di essere aiutate in questa trasformazione, approfondendo come sia possibile integrare pratiche di business e raggiungimento degli SDG's delle Nazioni Unite. «Quello che voglio è accompagnare le aziende in questa trasformazione ambiziosa, sviluppando una visione di lungo termine che parta dalla sensibilizzazione della Governance e dei dipendenti interni». In altre parole, il suo desiderio è guidare le imprese nella ridefinizione dell'intero modello aziendale, dell'organizzazione e della mission: un percorso su cui board e personale devo convergere insieme. La sostenibilità e la mission aziendale non possono più, dunque, essere soltanto suggestioni ma, dice Aurora, «devono essere un valore condiviso da ogni persona all’interno dell’azienda». 

Quello che alle volte sembra mancare è però il coraggio di prendere dei rischi che portino a un reale cambiamento di rotta. Secondo Aurora, infatti, c’è sempre più bisogno di persone capaci di cambiare lo status quo e di innovare: «bisogna re-immaginare il business introducendo una nuova visione basata su digital tools e strumenti agile con risultati monitorabili». Una passione per il nuovo e per la trasformazione che è eredità diretta dell’esperienza in Silicon Valley, un luogo magico, figlio della libertà creativa dei figli dei fiori degli anni ‘70, «dove puoi davvero credere che non esistano limiti, perché lì tutto è possibile. Soprattutto grazie all’innovazione. È un posto che ti fa ritrovare il sorriso». Qui Aurora ha sperimentato quanto spesso siano i limiti autoimposti a farci perdere possibilità concrete, «se non provi o sperimenti non saprai mai cosa sei in grado di creare. Ci vuole un “leap of faith” che porti a una crescita nuova». 

Alla ricerca di una nuova leadership 

Il cambiamento e l’innovazione possono arrivare se c’è una buona leadership, magari ispirata da persone di valore come quelle che hanno su Aurora un impatto fondamentale. Come Leila Janah, la sua numero 1: «un'imprenditrice che, con il proprio modello di social business, ha aiutato piú di 50.000 persone ad uscire dalla soglia di povertá. Una vera pioniera dell'impact sourcing. Purtroppo è scomparsa due anni fa, a 36 anni. Ma ha iniziato la sua rivoluzione basandosi sul principio che il lavoro porta dignità». Un altro caso è quello di Gregory Rockson, fondatore di mPharma: «un uomo capace di cambiare il sistema sanitario lavorando con economie di scala, tecnologie e dati, dando una risposta concreta alla domanda di accesso alla sanità in Africa», dice. Parliamo di veri esempi di leadership illuminata, con un’anima lucente, che su Aurora hanno avuto e ancora oggi hanno un’influenza evidente. «Io credo che gran parte delle difficoltà che stiamo affrontando in Europa sia causata proprio dalla mancanza di una leadership forte e con una visione ampia».

Sono i giovani leader del futuro, con il loro portato rivoluzionario a poter cambiare il modo in cui il mondo vivrà domani. «La generazione di Greta Tunberg, ad esempio, dice “non voglio avere figli perché so che non avranno futuro”. Non può essere. La vera opportunità che le aziende hanno oggi è quella di affiancarsi sempre di più a giovani, donne e persone con esperienze diverse per creare una nuova leadership inclusiva, capace di far fronte a quello che succederà nei prossimi anni e che avrà un impatto anche sulle aziende». Il tutto senza dimenticare le responsabilità ambientali e sociali che ogni impresa deve rispettare: dalla diversity all’inclusione, dalla lotta alle discriminazioni alla parità salariale, magari tenendo bene a mente la forza di scelte che partano da dati concreti e quantificabili.

Il ruolo della tecnologia

Dati e tecnologia, dunque, come guida di una rivoluzione sostenibile per il nostro futuro? Grazie al loro utilizzo le aziende potranno avere meno paura rispetto ai rischi da prendere, quelli di cui parlavamo poco sopra: «però, afferma, per riuscire ad appoggiarsi a queste tecnologie bisogna anche formare il personale interno in maniera che sentano la mission e il purpose dell’azienda come propri. Devono comprendere il perché di quello che tutti stanno facendo».

Siamo entrati nell’era in cui appaltare alle macchine i lavori meccanici e ripetitivi non sembra più semplice utopia: «si tratta di una rivoluzione che permetterà a noi esseri umani di concentrarci sulla parte creativa del lavoro». Una rivoluzione culturale digitale e tecnologica che deve partire dalle aziende. Per Aurora, infatti, «la mappatura digitale delle aziende è uno dei primi touchpoint capaci di aiutarle a capire come sono arrivate a un dato punto del proprio percorso e su che strada proseguire. Pensa a quanto sarebbe importante avere un metodo di tracking per avere una mappatura al 100% di quella che è la filiera produttiva dei vari marchi». 

È anche con questo obiettivo in mente che ha fondato Maakola, la sua creatura. Si tratta di un fashion brand frutto del grande insegnamento delle donne del mercato ghanese , donne che, nonostante il colonialismo inglese, sono riuscite a difendere la propria identità e il diritto a lavorare con le stesse stoffe che da secoli raccontavano la storia di un intero popolo. Nel suo piccolo, Aurora ha già le idee chiare. Anzi, sono più di semplici idee. È il caso di "WearMe30Times", sistema creato nel 2021 e oggi primo strumento digitale al mondo per aiutare i consumatori a misurare la longevità dei propri capi. «Una cosa molto semplice se ci pensi. Oggi la vita media di un capo è di soli 8 lavaggi. Una tragedia. Nel 2016 - continua - quando Livia Firth ha creato i green carpet awards, ha ribadito che "un indumento deve essere indossato almeno 30 volte". Quindi ha lanciato il 30 wears, settando il benchmark, il problema è che poi non c'è nessuno strumento che lo misuri realmente». 

È per questo che Aurora, con Genuine Way ha dato vita ad un sistema che, grazie a un QR code presente sull'etichetta interna ai prodotti, è capace di rilevare il numero di lavaggi del capo. Basta eseguire lo scanning ogni volta che un vestito viene messo in lavatrice e, grazie a un sistema gamificato a cui aderiscono attualmente più di 50 brand, si può tracciare il ciclo di vita del prodotto. È una delle idee che possono aiutare a migliorare il mondo del fashion, trasformandolo da quantitativo in qualitativo, analizzando e misurando le materie prime utilizzate e quanto succede durante la produzione. Un modo per poter far crescere e prosperare le realtà “rigenerative” di cui parlavamo all’inizio.

Un nuovo modo di concepire il business, quindi, con capi fisici e digitali, che rimettano al centro del discorso sulla moda il suo essere linguaggio che veicola messaggi importanti. «La moda è ed è sempre stata un fattore fortissimo per la creazione di comunità, di cultura e di espressione personale. Quante stories su Instagram facciamo ogni giorno per raccontare qualcosa di noi? La moda ha lo stesso potere, quello di raccontare la storia di quelli che sono i nostri valori. Per questo quando entri in un negozio e scegli di proteggere l'ambiente comprando un prodotto che sia carbon positive, sincerandoti che nessun minore abbia lavorato per produrre la tua maglietta, vuoi essere parte di una comunità». Una comunità che è destinata a crescere, soprattutto in Italia, luogo dall’elevata specializzazione, con una tradizione familiare e artigianale che è da sempre sinonimo di qualità.

Un patrimonio di bellezza che va solo valorizzato a livello globale. Anche in questo caso, per Aurora, è una questione di leadership: «bisogna che la nuova Governance aziendale dia priorità all'inclusività; che prediliga il mettersi in gioco accettando quelli che possono essere stimoli e prospettive diverse da quelle attuate finora». Proprio da questa attenzione al nuovo e alla diversità possono passare i successi e la crescita evolutiva dei business italiani del futuro.

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