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Settembre 21, 2023

Tra distretti ed eccellenze industriali, quando il made in Italy incontra l’innovazione

Dal Piemonte all’Emilia-Romagna fino alla Sicilia, le aziende italiane - tanto le grandi quanto quelle di piccole e medie dimensioni - continuano la tradizione di creare poli innovativi ben radicati nei territori. Si tratta di distretti industriali che non rinunciano alla qualità del made in Italy ma che investono anche in tecnologia d’avanguardia.

Il Made in Italy non è solo tradizione ma anche innovazione. Tutti conoscono la prima, soprattutto nel settore agroalimentare e della moda, e meno la seconda; questo non vuol dire che il Belpaese non si collochi ai vertici mondiali anche in industrie molto avanzate. I successi all’estero dell’industria manifatturiera tricolore sono molti e lungo tutto lo Stivale esistono aree di eccellenza dove queste realtà, talvolta poco conosciute (anche se con un reach internazionale), lavorano una vicina all’altra, raggruppate per settore di appartenenza: una dislocazione geografica che differenzia l’Italia da altre grandi economie (si pensi alla Silicon Valley come esempio per tutti). In effetti stiamo assistendo a due fenomeni apparentemente contradditori: da un lato i grandi centri come Milano e – in misura minore – Roma stanno diventando dei veri e propri poli di attrazione di community di talenti, “svuotando” sempre di più le altre città e creando dei microcosmi separati socialmente ed economicamente dal resto del Paese, dall’altro il territorio anche periferico sta dimostrando spesso una sorprendente resilienza, soprattutto nel caso degli ormai famosi distretti industriali, spesso grazie anche alla loro capacità di combinare lavoro di qualità e qualità di vita.

Ne sono un perfetto esempio la Motor Valley emiliana e il Distretto Aerospaziale Piemonte (Dap) di Torino, che coniugano nomi storici dell’industria italiana conosciuti in tutto il mondo e standard di vita altissimi. Benché molti di questi distretti si trovino al Nord, non mancano però casi di grande successo al Sud, come l’Etna Valley, e al Centro, dove brillano l’industria aerospaziale umbra (Umbria Aerospace Cluster) e il Distretto Tecnologico delle Bioscienze laziale.

Il Dap di Torino, di cui fanno parte aziende del calibro di Leonardo, GE AVIO e Thales Alenia Space Italia, vanta un giro d’affari annuo complessivo di 5 miliardi di euro e ben 15mila addetti. Anche grazie a importanti collaborazioni con atenei e centri di ricerca come il Politecnico di Torino, l’Università degli Studi di Torino, l’Istituto Nazionale di Astrofisica di Torino e l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, il Dap è un centro di eccellenza a livello mondiale e presto avrà una vera e propria “casa” non appena verranno terminati i lavori della Città dell’Aerospazio di Torino. Si tratta di un progetto che occuperà un’area di circa 1 km quadrato e avrà un costo di 1,15 miliardi di euro (finanziati soprattutto con i fondi del Pnrr).

Anche all’altro capo dello Stivale, nella Etna Valley, lo sviluppo delle attività è continuo: la controllata di Enel Green Power 3Sun si appresta a inaugurare la sua nuova Gigafactory, grazie alla quale porterà la produzione annua di pannelli solari da 200 MW a 3 GW.

Fra l’estremo Nord di Torino e l’estremo Sud di Catania si trova l’Umbria Aerospace Cluster, dove 40 aziende (tra cui nomi come OMA e Umbra Group) producono un giro d’affari di 630 milioni di euro e danno lavoro direttamente a 4200 persone. Dall’unica regione del Centro-Sud senza accesso al mare, le aziende dell’Umbria Aerospace Cluster arrivano a vendere ben la metà (50%) dei propri prodotti e servizi all’estero, anche grazie a una costante attività di ricerca e sviluppo, a cui viene complessivamente destinato il 10% del giro d’affari. Nel confinante Lazio la quota di export sale al 58%: il Distretto Tecnologico delle Bioscienze (18mila addetti) vanta infatti vendite all’estero per 4,7 miliardi di euro su un totale della produzione pari a 8 miliardi.

Lo stesso vale per la Motor Valley emiliana: cambia la collocazione geografica ma non la capacità di produrre innovazione e riscuotere successi ad ogni latitudine. Aziende del calibro di Ferrari, Lamborghini, Maserati e Ducati sono alcuni dei fiori all’occhiello del Made in Italy e generano insieme un fatturato di 16 miliardi di euro che dà lavoro a ben 90mila addetti. La sfida in cui sono maggiormente impegnate oggi è quella di sviluppare le motorizzazioni elettriche. Oltre ovviamente a tornare a vincere il campionato di Formula 1 con la Ferrari.

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